LETTERA APERTA INDIRIZZATA A SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO
OGGETTO: MESSAGGIO DI ALLERTA
RICHIESTA DI AZIONI URGENTI PER PREVENIRE IL RISCHIO DI GRAVI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI E DI UNA GUERRA CIVILE IN COSTA D’AVORIO IN VISTA DELLE ELEZIONI PREVISTE IN OTTOBRE 2020, IN SEGUITO ALL’APPELLO DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI CATTOLICI DELLA COSTA D’AVORIO (CECCI),
FIRMATO DAI LEADERS DELLA PIATTAFORMA DI IVORIANI D'ITALIA E GLI AMICI DELLA COSTA D'AVORIO
BRESCIA, 1 febbraio 2020
PADRE SANTO,
LA INVOCHIAMO A VENIRE IN AIUTO PER SALVARE LA COSTA D' AVORIO
All’Attenzione del Padre SANTO,
Dal 28 novembre 2010 all'11 aprile 2011 la Costa d'Avorio e gli Ivoriani hanno vissuto una delle crisi post elettorali più gravi e mortali al mondo, che ha visto oltre tremila (3000) morti ufficiali, sedicimila (16,000) secondo fonti più recenti non rese pubbliche.
La responsabilità di questa crisi è stata largamente attribuita a Laurent Gbagbo, Presidente della Repubblica in carica al momento degli eventi, che fu accusato di aver perso le elezioni e di non essersi dimesso. Eppure Gbagbo è stato dichiarato il vincitore delle elezioni del 2010 dalla Corte Costituzionale (decisione non rispettata dalla comunità internazionale) e dunque chiese all’epoca pacificamente il riconteggio dei voti, riconteggio rifiutato dall’ONU e dalle istanze di mediazione della crisi.
Di conseguenza il Presidente Laurent GBAGBO e le forze armate repubblicane della Costa d'Avorio furono attaccati militarmente da elementi dell'ex ribellione Ivoriana al soldo di Alassane D. OUATTARA. Il paese si dovette difendere, azioni difensive che ora anche la decisione scritta dei Giudici della Corte Penale Internazionale del 16 Luglio 2019 ha confermato.
Con l'intervento attivo della comunità internazionale, in particolare dell'esercito francese, il potere del presidente GBAGBO è stato rovesciato. Gbagbo è stato catturato l'11 aprile 2011 e trasferito al Tribunale penale internazionale dell'Aia nel Novembre 2011, al fine di essere processato e condannato per crimini contro l'umanità e crimini di guerra.
Il 15 gennaio 2019, dopo otto anni di procedimenti legali, MM. Laurent GBAGBO e Charles BLE GOUDE, il suo ex ministro della gioventù, sono stati assolti da tutte le accuse loro rivolte.
Invece di essere rilasciati immediatamente, come chiesero i giudici della maggioranza, il Trinidadiano Geoffrey A. Henderson e il giudice Italiano Cuno Tarfusser, nel rispetto della libertà personale e dei diritti fondamentali dell’uomo – furono rilasciati con delle condizioni restrittive, un'altra ingiustizia – imposta dalla Corte d’appello della CPI, in attesa di un eventuale appello del Procuratore.
Nonostante la vacuità delle prove sottolineato dai Giudici e il fatto che il processo alla CPI si sia fermato a metà (è un no case to answer, dunque un “il fatto non sussite” ) e prima ancora di aver sentito i testimoni della difesa, la Procuratrice della Corte Fatou Bensouda ha fatto appello il 16 Settembre 2019 a questa decisione, non temendo il ridicolo e uscendo dalla logica legale, come alcuni avocati e professori di diritto hanno precisato. Bensouda reclama un errore giudiziario principalmente perché la decisione fu presa prima oralmente e solo in seguito scritta, dunque non riconoscendo le ragioni umanitarie e di diritto alla libertà personale che i Giudici hanno accentuato.
Anche da segnalare sono i Ocampo leaks del 2017 (dal nome del Procuratore all’epoca, Louis Moreno Ocampo) che svelarono degli e-mail assai incriminanti per la Francia e Ocampo . I leaks mettono in evidenza che ore prima dell’arresto di Gbagbo il 11 Aprile 2011 e cinque mesi prima dell'apertura dell'inchiesta presso la Corte Penale Internazionale, Ocampo già scriveva a venti diplomatici Francesi su come portare Gbagbo alla CPI, esercitando un chiaro abuso di ufficio.
Dall'11 Aprile 2011 a oggi il Presidente Alassane D. OUATTARA, invece di avviare un necessario processo di riconciliazione nazionale, gestisce la Costa d'Avorio con mano forte, in un contesto di regolamento dei conti, caccia alle streghe, arresti arbitrari e incarcerazioni indirizzate ai attivisti e sostenitori del Fronte Popolare Ivoriano, il campo sconfitto, e altri oppositori.
Nonostante questa disumana politica messa in atto appena salito al potere con la violenza, il suo illustre predecessore, Papa BENEDETTO XVI, ha concesso un'udienza a Alassane Ouattara, assieme alla moglie Dominique Ouattara in visita ufficiale al Vaticano il 16 novembre 2012, senza sollevare alcuna critica della sua gestione autoritaria e brutale del paese.
Per fortuna, il 7 agosto 2018, in occasione del 58 ° anniversario dell'indipendenza della Costa d'Avorio, il Presidente OUATTARA cederà finalmente alle molteplici critiche internazionali, concedendo l'amnistia a ottocento (800) prigionieri politici, tra cui l’allora prima donna Simone EHIVET-GBAGBO. Invece i soldati che hanno difeso fedelmente la repubblica durante il periodo di crisi continuano a essere detenuti nel centro di detenzione militare di Abidjan.
Ad oggi vi sono ancora circa una cinquantina di prigionieri politici in Costa d'Avorio e gli arresti arbitrari continuano.
Santo Padre,
Avremmo voluto poter dire che tutto ciò appartiene al passato e che il popolo ivoriano, che aspira profondamente alla riconciliazione e alla pace, è impegnato a scrivere una nuova pagina nella storia di questo grande e meraviglioso paese che è la Costa d’Avorio.
Sfortunatamente, l'attuale situazione sociopolitica, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali dell'ottobre 2020, alle quali secondo la Costituzione Ivoriana, Alassane OUATTARA non potrebbe partecipare, sta sollevando preoccupazioni reali di insicurezza, ancora più drammatica di quella delle elezioni presidenziali del 2010.
È sufficiente citare il caso della Commissione elettorale indipendente (CEI), che è oggetto di un conflitto politico, che è stato portato dinanzi la Corte Africana dei diritti dell'uomo e dei popoli.
Inoltre, ci sono casi di lawfare, ossia l’utilizzo o la strumentalizzazione del sistema giudiziario Ivoriano per squalificare candidati avversari politici di Ouattara:
1 / L'ex presidente Laurent GBAGBO, candidato naturale del suo partito FPI, è stato condannato in absentia a 20 anni di carcere il 18 gennaio 2019, tre giorni dopo essere stato assolto dalla CPI. Inoltre Gbagbo subisce manovre per impedirgli di tornare in Costa d'Avorio.
2 / L'ex ministro della gioventù Charles BLE GOUDE, anch'esso assolto dalla CPI e naturale candidato del suo partito, il COJEP, è stato appena condannato in absentia il 31 dicembre 2019, a 20 anni di reclusione e 10 anni di privazione dei diritti civili. Il regime di Abidjan gli impedisce anche di tornare nel suo paese.
3 / L'ex primo ministro ed ex presidente dell'Assemblea nazionale della Costa d’Avorio Guillaume SORO Kigbafori, candidato già dichiarato pubblicamente alle elezioni presidenziali dell'ottobre 2020, è attualmente oggetto di un mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità Ivoriane il 23 dicembre 2019, impedendogli di tornare ad Abidjan. Inoltre, il regime di Ouattara si sta preparando a processarlo e anche a condannarlo in absentia
4 / L'ex presidente Henri Konan BEDIE, potenziale candidato del suo partito PDCI-RDA, è attualmente nel mirino di Alassane OUATTARA, che afferma di voler modificare la Costituzione entro la fine di marzo 2020 per potersi candidare.
Per tutti questi motivi elencati, che stanno alimentando la crisi pre-elettorale e cristallizzando le tensioni politiche in Costa d'Avorio, abbiamo ritenuto necessario indirizzare questo MESSAGGIO DI ATTENZIONE a sua Santità Papa FRANCESCO, al fine di avvertire il mondo intero di un'altra tragedia in preparazione in Costa d'Avorio, in occasione delle elezioni presidenziali dell'ottobre 2020.
Perché, per noi, sarebbe cinico e disumano da parte della comunità mondiale chiudere un occhio oggi su questa situazione e domani fingerci “ salvatori dopo l’accaduto."
SANTO PADRE, PER FAVORE VENITE AL SALVATAGGIO DELLA COSTA D'AVORIO, MENTRE SI È ANCORA IN TEMPO ...
Nonostante le false dichiarazioni del Capo dello Stato ivoriano e del suo governo, che sostengono che " non succederà nulla durante le elezioni del 2020", gli arcivescovi e i vescovi della Costa d'Avorio, questi illustri ambasciatori del vaticano, consapevoli dell’attuale gravità della situazione socio-politica Ivoriana, hanno lanciato un allarme.
Riuniti in occasione della 114esima Assemblea della Conferenza dei Vescovi cattolici della Costa d'Avorio (CECCI), tenutasi dal 13 al 19 gennaio 2020 nel centro di Notre Dame du Rosaire a Lataha, nella località di Korhogo, hanno consegnato agli attori politici e al mondo intero, con imparzialità, coraggio e audacia, un MESSAGGIO importante PER ELEZIONI TRASPARENTI, GIUSTE E APERTE, IN VISTA DI UNA RICONCILIAZIONE E DELLA PACE IN COSTA D'AVORIO.
Questi arcivescovi e vescovi della Costa d'Avorio hanno insistito, nel loro messaggio, su quattro condizioni principali che gli attori politici, in particolare i governanti del paese, dovrebbero osservare per garantire elezioni presidenziali pacifiche: "La prima condizione da osservare nella preparazione di queste elezioni deve essere la riconciliazione. Questa riconciliazione presuppone, richiede persino, il ritorno degli esiliati con garanzie di sicurezza e reinserimento, il rilascio di tutti i prigionieri politici e di opinione, senza eccezioni e lo scongelamento dei beni. (…) La seconda condizione è quella dell’intesa sociale e del consenso, per poter venire incontro alle esigenze e aspirazioni legittime di tutti gli attori socio-politici e delle opinioni informate della comunità internazionale. (...) La terza condizione è la necessità di istituire e consolidare lo stato di diritto, che implica il rispetto della Costituzione, in modo che nessuno possa manipolare le persone, i testi o le istituzioni che saranno coinvolti nel processo elettorale. Inoltre, il potere esecutivo deve agire in modo tale da garantire la piena indipendenza alle persone e alle istituzioni, in particolare alla Commissione elettorale indipendente (CEI). (...) La quarta condizione, logica conseguenza dell'indipendenza della CEI, è quella di elezioni presidenziali aperte, che garantiscono pari opportunità a tutti i candidati che desiderano competere. La lotta contro l'esclusione acquisisce il suo senso in quest’ambito”, scrive la Conferenza dei Vescovi cattolici della Costa d'Avorio.
Oltre a questa importante dichiarazione, il 17 gennaio 2020, l'arcivescovo di Abidjan, mons. Jean Pierre KUTWA ha inviato una corrispondenza ai parroci dell'arcidiocesi di Abidjan autorizzando l'organizzazione per una grande marcia allo scopo di "sensibilizzare alla pace e pregare per elezioni pacifiche in Costa d'Avorio. ”
In seguito a violenti attacchi sui social media, di persone malintenzionate, che hanno istigato alla violenza contro il raduno Cristiano, per evitare incidenti la marcia è stata annullata, e al suo posto si terrà il 15 febbraio 2020, una grande giornate di preghiera presso Cattedrale di San Paolo, nell'altopiano di Abidjan.
Santo Padre,
E’ questa situazione così allarmante, che presenta tutti gli ingredienti in atto per un'altra grave crisi post-elettorale in Costa d'Avorio, che ha suscitato da parte degli arcivescovi e dei vescovi questo appello alla responsabilità degli attori politici, cosa dobbiamo fare per evitare il peggio?
Cosa potrebbe fare la Chiesa cattolica oltre a questo meraviglioso messaggio e di questa grande cerimonia di preghiera, al fine di evitare un'altra tragedia per questa povera popolazione Ivoriana, queste Creature di DIO che vogliono solo vivere sereni nel loro Paese?
Cosa può fare Sua Santità Papa Francesco, la cui posizione e le cui parole emanate dalla Verità divina, dalla Giustizia e dalla Misericordia, edificano e rassicurano l'umanità grazie alla sua brillante elezione in Vaticano; cosa può fare per salvare la Costa d'Avorio dal peggio?Da parte nostra, su incitazione del Vaticano, la comunità mondiale dovrebbe, d'ora in poi, mobilitarsi. Potrebbe organizzare, sotto l'arbitrato del PAPA, una tavola rotonda internazionale sulla situazione preelettorale in Costa d'Avorio al fine di riunire tutti gli attori ivoriani e placare il clima sociopolitico. Il disarmo di tutti gli attori non statali dovrebbe accompagnare tale dialogo. Il Papa dovrebbe quindi essere attivamente coinvolto nell'aiutare gli Ivoriani a organizzare elezioni presidenziali corrette, trasparenti e aperte. Cosi Papa Francesco salverà vite umane e preserverà gli IVORIANI E LA COSTA D'AVORIO DAL PEGGIO.
Santo Padre,Quindi contiamo su di lei! La gente della Costa d'Avorio e dell'Africa conta su di lei! Possa DIO VEGLIARE SULLA SUA SALUTE TUTTI I GIORNI DI QUEST’ ANNO 2020 E SUO FIGLIO GESÙ CRISTO ISPIRARVI SEMPRE ...
Fatto 1 ° febbraio 2020 a Brescia, Italia, Gli autori di questo messaggio di allerta sono i leader della Piattaforma di ivoriani in Italia, che riunisce organizzazioni della società civile e partiti politici della Costa d'Avorio, i cui rappresentanti risiedono sul territorio Italiano da diversi anni. Inoltre, in questo processo, questi leader ivoriani sono appoggiati e accompagnati da Amici della piattaforma e amici italiani della Costa d'Avorio.
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